ACCOGLIENZA ABITATIVA

ACCOGLIENZA ABITATIVA

L’esperienza di Sos Casa si innesta nella naturale missione di accoglienza del movimento Emmaus. Vengono temporaneamente messe a disposizione dei soci accolti nella Cooperativa alloggi dignitosi a prezzi sostenibili, con una particolare attenzione alla fasce deboli del mercato abitativo (migranti, coppie giovani, pensionati, famiglie monoreddito, genitori separati) ovvero categorie troppo “povere” per sostenere gli affitti di mercato,  ma troppo “ricche” per accedere all’Edilizia Residenziale Pubblica. Quest’ultima è peraltro una risorsa del tutto teorica, in quanto l’offerta di ERP è completamente inadeguata alla domanda per l’inerzia degli Enti preposti e la risibile dotazione di risorse economiche, condizionata dai vincoli di finanza pubblica. Nella considerazione che il diritto alla casa è il presupposto per l’esercizio di altri diritti fondamentali (diritto al lavoro, a costituire una famiglia, alla salute, alla privacy non garantita da situazioni di forzata convivenza). Presupposto per l’accoglienza abitativa – sembra ovvio dirlo, ma spesso nel chiacchiericcio di inutili proclami lo si dimentica – è la dotazione di immobili  adeguati. Assistiamo ad un mercato (lo logica di mercato è essa stessa un logica fuorviante quanto si parla di un “bene comune” come la casa!) con situazioni schizofreniche che possono essere sintetizzate nella formula “case senza abitanti e abitanti senza casa”: si è costruito troppo negli anni del boom, ora una parte significativa di quei progetti speculativi si traduce nell’invenduto di tante imprese di costruzione e immobiliari. Anche il patrimonio pubblico di Ater, Comuni ecc. registra una quota importante di inutilizzato dovuta essenzialmente alla mancata manutenzione e recupero di alloggi obsoleti. Per contro la domanda non cenna a diminuire, anzi la crisi ha portato ad un ulteriore aumento. Sarebbe necessario, come sostiene anche il Parlamento Europeo nel 2013 “adottare misure efficaci ed incentivanti, sulla base di analisi delle esigenze future in termini di alloggi, per contrastare la mancata occupazione di lunga durata degli alloggi, in particolare nelle zone sensibili, al fine di lottare contro la speculazione immobiliare e mobilitare tali alloggi per trasformarli in alloggi sociali”.

Una categoria di recente emersione come disagio e di possibile intervento abitativo è quella dei mutuatari insolventi, cioè quelli che avevano acquistato casa indebitandosi e ora sono nell’impossibilità di adempiere all’impegno del mutuo e rischiano quindi lo sfratto, al pari degli inquilini morosi. In questo caso l’alloggio sarebbe già disponibile, purché si creino le condizioni perché la famiglia non si veda privata dell’immobile in asta. Se infatti l’occupante non riesce a pagare il mutuo, forse un affitto sociale riesce a sostenerlo. Si tratta di un filone di intervento tutto da esplorare, ma su cui la Cooperativa si sta interrogando e su cui sta tracciando le possibili linee operative.

ACCOMPAGNAMENTO SOCIALE

ACCOMPAGNAMENTO SOCIALE

Il servizio di housing può essere considerato un “servizio per altri servizi”, così come il diritto alla casa è il presupposto per l’esercizio degli altri diritti. Il disagio abitativo, cui possiamo dare risposta concreta nei limiti delle nostre strutture, si accompagna il più delle volte ad una vulnerabilità sociale che richiede la costante presenza della Cooperativa, attraverso i propri volontari, per promuovere percorsi inclusivi ed evitare discriminazioni. Gli ambiti di sostegno ai soci che lo richiedono sono i più disparati, dalla semplice promozione della convivenza di vicinato, alla relazione con i datori di lavoro o alla ricerca del lavoro stesso, alla mediazione nei confronti degli Enti Pubblici per qualsiasi pratica amministrativa, alla relazione con gli enti scolastici e sanitari, fino alla consulenza in caso di ricerca di abitazioni alternative una volta superata la situazione di disagio (compresa la consulenza in ambito creditizio per l’accensione di mutui).

Per converso non può definirsi unidirezionale il nostro impegno, i soci residenti nei nostri alloggi devono maturare una cultura rispettosa delle regole della Cooperativa e della convivenza con gli altri ospiti, nonché una capacità di autogestione degli spazi di convivenza nei casi di fabbricati costituiti da più alloggi. Non dimentichiamo, comunque, che per diversi aspetti della tutela sociale i primi responsabili sono gli Enti Pubblici sul territorio, in particolare i Servizi Sociali dei Comuni, con i quali ci muoviamo sempre in coordinamento nel principio della sussidiarietà e mai della sostituzione.

In talune occasioni la collaborazione con gli EEPP è sfociata, dove necessario, in formali accordi e convenzioni (che non implicano al momento corrispettivi per la Cooperativa). In un caso (Prato Narnali), come forma particolare di accompagnamento, si è dato vita ad un progetto di co-housing femminile per madri immigrate con figli, sottratte a situazioni di abuso e violenza, dove il supporto abitativo è il presupposto per una progressiva stabilizzazione personale. Il progetto, condotto anche in questo caso in stretta connessione con i Servizi Sociali, intende promuovere un percorso di integrazione, delle madri e dei figli,  che consenta, dopo qualche tempo, di uscire dalla convivenza e rendersi autonome con abitazione e lavoro propri.

ATTIVITA’ DI SENSIBILIZZAZIONE

ATTIVITA’ DI SENSIBILIZZAZIONE

Un effettivo impegno per la tutela del diritto alla casa non può limitarsi alle risposte, pur concrete, alla portata del privato sociale. L’impegno deve essere soprattutto appannaggio del “pubblico”. Infatti la Risoluzione del Parlamento Europeo in materia, adottata nel 2013, dichiara che “vi è una carenza di alloggi sociali nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea … si raccomanda agli Stati membri ed alle loro autorità responsabili di investire nella costruzione e nell’adeguamento di alloggi sociali economicamente accessibili”.  Più recentemente, una seria preoccupazione è stata espressa dalla massima autorità morale dei nostri tempi, Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato Sii”  al n. 152 “La mancanza di alloggi è grave in molte parti del mondo, anche perché i bilanci statali di solito coprono solo una piccola parte della domanda. Non soltanto i poveri, ma una gran par­e della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria. La casa ha molta importanza per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie. Si tratta di una questione centrale dell’ecologia umana”

Se la casa è dunque, da un lato,  un diritto fondamentale, dall’altro l’Unione Europea e il Papa stesso attribuiscono allo Stato – e ovviamente alle sue articolazioni locali – l’onere di tutelarlo, attraverso ogni strumento normativamente previsto e con adeguata dotazione di risorse. Per questo è fondamentale l’azione di denuncia e di stimolo che il privato sociale deve perseguire verso gli Enti, che porti ad azione efficaci e alla diffusione di  una maggiore sensibilità generale ad un tema – quello dell’housing – troppe volte condizionato da dinamiche economiche che non esprimono alcun interesse per le categorie ai margini. Anche iniziative miste pubblico-privato, di recente introduzione, risultano connotate da una logica di profitto, seppur limitata, ma che alla prova dei fatti non produce soluzioni sostenibili per chi ha limitate capacità di reddito. La connotazione di volontariato e di autosufficienza economica della Cooperativa ci pone nella condizione di non dipendere in alcun modo da pubbliche elargizioni, con possibilità di esprimere liberamente il nostro pensiero e agire in coerenza con gli ideali Emmaus di solidarietà  e promozione sociale.